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Di pari passo con la crescita di app per la salute con sempre più funzioni anche i “fitness tracker”, i bracciali che misurano i diversi parametri legati allo sforzo fisico, dalle pulsazioni al numero di passi compiuti diventano più complessi, ma non sempre il numero che si legge sul display sembra essere quello reale.

Il sospetto ha portato ad una class action, denuncia collettiva, contro uno dei più famosi, prodotto da FitBit, con una “coda” di studi a sostegno poco lusinghieri. L’ultimo studio in ordine di tempo è del California State Polytechnic University. Ha riguardato 43 sportivi che hanno indossato la fascia durante gli allenamenti, trovando scostamenti fino a 20 battiti al minuto nella misurazione delle pulsazioni rispetto a strumenti professionali.

Altre ricerche, come una pubblicata da Medicine & Science in  Sports & Exercise, hanno messo in dubbio anche la capacità di conteggio delle calorie e dei passi di alcuni dei misuratori più usati.

I risultati sono contestati dall’azienda: «Ci difendiamo strenuamente contro queste affermazioni – spiega la compagnia californiana – resisteremo ad ogni tentativo di far leva su tattiche che confondono i consumatori o false affermazioni di evidenze scientifiche».

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